Recupero crediti professionali commercialista

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Recupero crediti professionali del commercialista

11 Mar , 2019  

Come può un professionista riscattare il suo onorario?

Il recupero dei crediti professionali per i commercialisti può a volte sembrare un’impresa impossibile. In particolar modo in questo periodo storico, neanche i professionisti più attenti e preparati riescono a difendersi da spiacevoli evenienze.

Può infatti capite che nonostante un accordo preciso, il cliente non versi l’onorario stabilito una volta conclusi i lavori. Nella migliore delle ipotesi, il cliente troverà argomenti per ritardare i pagamenti o per contrattare ancora una volta sulla parcella del professionista.

Sono scene ormai all’ordine del giorno e chiunque lavori in libera professione può avere la sfortuna di trovarcisi.

Le scrivanie dei commercialisti negli ultimi anni sono piene di fatture insolute e pagamenti ritardati. Sempre più spesso i clienti non sono in grado di pagare l’onorario del professionista a cui si sono rivolti. Certe volte invece non vogliono pagare, perché insoddisfatti del servizio ricevuto o perché tentano di fare i furbi.

Per un libero professionista è sufficiente mettere nero su bianco gli estremi del contratto prima di fare il lavoro? È sufficiente prendere tutte le precauzioni del caso per non finire in queste situazioni? La risposta purtroppo è no.

È quasi scontato dire che sottoscrivere un contratto preventivo è il primo degli accorgimenti necessari. Ma neanche questo è sufficiente a volte.

Per questi motivi, il commercialista che si trova in una situazione del genere non deve perdere tempo e si deve impegnare a recuperare il compenso che gli spetta. Come? Scopriamolo insieme nelle prossime righe!

Recupero crediti professionali del commercialista: la legge parla chiaro

Il commercialista che vanta dei crediti insoluti deve interpretare l’art. 28 della legge n. 794/1942. Questo articolo indica con precisione che per la liquidazione della propria parcella deve appellarsi all’art. 14 del decreto legislativo 1° settembre 2011, n. 150.

L’articolo sopracitato specifica con chiarezza che i casi di controversie sull’onorario sono “regolate dal rito sommario di cognizione, ove non diversamente disposto dal presente articolo”.

Il rito sommario di cognizione è stato incluso nell’ordinamento processuale del nostro Paese grazie alla legge 69 del 2009 e rappresenta una procedura alternativa al processo a cognizione ordinaria. Il legislatore ha scelto questa strada in base all’esigenza di rendere più rapida la risoluzione delle controversie.

Una possibilità più efficace e rapida al rito sommario di cognizione è il decreto ingiuntivo.

Recupero crediti professionali del commercialista: procedimento di ingiunzione

Il famigerato Jobs Act ha scosso la situazione sia per lavoratori dipendenti che per professionisti autonomi. La legge 81 del 2017 è andata a modificare l’articolo 634 del Codice di Procedura Civile.

La modifica del Jobs Act ha esteso anche ai liberi professionisti come i commercialisti la possibilità di richiedere un procedimento di ingiunzione per recuperare i crediti insoluti. Il commercialista dovrà presentare come prova alle autorità gli estratti delle scritture contabili.

Fino al 2017 infatti, solo le imprese commerciali potevano ricorrere a questa procedura.

Nota bene: i liberi professionisti che si adeguano ad un tariffario obbligatorio non possono richiedere il decreto ingiuntivo.

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Fatte le dovute eccezioni, il commercialista che vuole recuperare un credito deve fare richiesta al cliente insolvente di adempiere ai suoi debiti, compresi gli interessi legali e le spese sostenute.

La responsabilità di approfondire i documenti presentati dal commercialista spetta al giudice, che dovrà accertare se la parcella si riferisce effettivamente ad un servizio svolto in maniera corretta.

Una volta analizzate le informazioni a sua disposizione, il giudice deve decidere se emettere o meno il decreto ingiuntivo. Se il magistrato decide di avviare la procedura di ingiunzione, ordinerà al cliente insolvente di:

Nel caso in cui il giudice decidesse a favore del professionista emetterà l’ingiunzione specificando al debitore di:

  • pagare la fattura entro 40 giorni
  • pagare gli interessi legali (nella somma specificata dall’ingiunzione)
  • pagare le spese affrontate dal commercialista/creditore (nella somma specificata dall’ingiunzione)

I 40 giorni concessi dal giudice al debitore sono molto importanti. Entro questo lasso di tempo il cliente insolvente ha la possibilità di pagare i suoi debiti oppure opporsi al decreto ingiuntivo. Nel caso in cui voglia opporsi, il debitore dovrà presentare alle autorità i documenti che provano la sua “innocenza”.

Recupero crediti professionali del commercialista: la parcella ha una scadenza?

Quando si parla di recupero crediti la tempestività gioca un ruolo molto importante. Potremmo dire che è fondamentale non perdere tempo prezioso e agire il prima possibile.

Ma che ruolo ha il tempo nel recupero crediti professionali?

Innanzitutto, specifichiamo che c’è differenza tra prescrizione e decadenza del diritto alla parcella. La prescrizione indica la fine del diritto al credito, se questo diritto non viene esercitato entro i limiti temporali previsti dalla legge.

D’altra parte, la decadenza si riferisce all’impossibilità per il professionista di esercitare il suo diritto a causa del mancato esercizio del termine perentorio.

In pratica, il commercialista perde il diritto al recupero del proprio credito se non esercita questo diritto nei limiti decisi dalla legge. Questi limiti di prescrizione sono differenti in relazione al tipo di credito che deve essere recuperato.

Eccetto i casi in cui la legge indica diversamente, il diritto al credito cade in prescrizione dopo 10 anni. Nel caso delle fatture emesse da lavoratori autonomi, il Codice Civile in effetti indica un termine diverso: 3 anni.

La soluzione più scontata per ovviare a questo problema è agire il prima possibile.

Ma come? Prima che il diritto al credito vada in prescrizione il commercialista creditore deve ricorrere al sollecito di pagamento.

Ma come? Il commercialista deve servirsi di un indirizzo PEC (Posta Elettronica Certificata) o di una Raccomandata con Avviso di Ricezione.

La data in cui questa comunicazione viene ricevuta imposterà i termini di prescrizione del diritto al credito per il libero professionista.

Recupero crediti professionali del commercialista: risparmia tempo e ottieni sicurezze

Le procedure per il recupero crediti che abbiamo appena descritto possono sembrare contorte e lunghe. In effetti, per un professionista autonomo può essere davvero difficile seguire tutte queste pratiche e contemporaneamente portare avanti il proprio lavoro.

Rivolgersi ad un avvocato non è la migliore delle soluzioni, dato che si rischia di andare in contro a lungaggini burocratiche e parcelle davvero esose!

In questi casi è meglio rivolgersi ad un’agenzia specializzata nel recupero crediti, in modo da affidare a dei professionisti tutto l’iter necessario. Così facendo il commercialista risparmia tempo e denaro, ottenendo sicurezza in termini di risultati.

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